Stress in gravidanza e salute mentale dei figli
- athenarestauro
- 20 mag
- Tempo di lettura: 3 min
Cosa ci dice la scienza e come possiamo intervenire

Un crescente corpo di ricerche scientifiche suggerisce che il benessere psicologico della madre durante la gravidanza può influenzare profondamente lo sviluppo emotivo e comportamentale dei figli.
Uno dei contributi più recenti e rilevanti arriva da una metanalisi pubblicata nel 2023 sulla rivista Psychological Bulletin dell'American Psychological Association. Lo studio, condotto dalla psicologa Irene Tung e colleghi, ha analizzato i dati di 55 studi con oltre 45.000 partecipanti, focalizzandosi su stress, ansia e depressione materni durante la gravidanza e sulla comparsa di comportamenti problematici nei figli.
I risultati hanno mostrato che livelli più elevati di disagio psicologico materno in gravidanza si associano a un aumento del rischio di comportamenti esternalizzanti nei figli, come sintomi di ADHD, impulsività, oppositività e aggressività.
Stress materno e comportamento infantile: un legame confermato
Ciò che rende questo studio particolarmente solido è il controllo per i fattori postnatali: l’effetto del disagio psicologico sperimentato durante la gravidanza permane anche quando si considerano le condizioni emotive successive al parto. Inoltre, la correlazione si dimostra indipendente dal sesso del bambino e trasversale a diverse fasce d’età, dalla prima infanzia all’adolescenza, risultando più marcata nei primi anni di vita.
Come si trasmette lo stress materno al feto? Ipotesi fisiologiche e imprinting ambientale
Sebbene la letteratura scientifica sia ancora relativamente limitata sull’associazione tra stati psicologici materni e alterazioni della fisiologia fetale, alcune ipotesi fisiopatologiche iniziano a essere sempre più validate. L’ipotesi attualmente più condivisa riguarda la disregolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), considerato il principale sistema neuroendocrino coinvolto nella risposta allo stress.
In condizioni di stress prolungato, l’attivazione dell’asse HPA comporta un aumento della produzione di cortisolo, l’ormone principale dello stress. Questo ormone, se presente in quantità elevate e persistenti, può attraversare la placenta e influenzare lo sviluppo del sistema nervoso del feto, in particolare le aree cerebrali coinvolte nella regolazione delle emozioni e della reattività comportamentale.
Studi come quelli di Sarkar et al. (2008) e Dipietro et al. (2008) hanno mostrato che livelli elevati di cortisolo materno sono associati a una diminuzione del peso fetale stimato e a un aumento dell’attività fetale, due indicatori che suggeriscono una risposta alterata allo stress già in epoca prenatale e, in alcuni casi, alterazioni nei ritmi sonno-veglia, considerati predittivi del temperamento neonatale.
Dalla vulnerabilità all’opportunità: il ruolo della prevenzione
Questi dati non vogliono generare allarme, ma consapevolezza. Lo stress in gravidanza è un’esperienza comune, e il legame osservato, seppur significativo, non è deterministico. Al contrario, rappresenta un’opportunità per intervenire in modo precoce, offrendo supporto alle madri e promuovendo la salute mentale prenatale come parte integrante della prevenzione pediatrica.

Interventi possibili: approcci naturali e integrati
Come medico che integra la medicina convenzionale con approcci naturali e corpo-mente, credo profondamente nel valore della prevenzione e della personalizzazione. Ecco alcuni strumenti che possono essere di grande aiuto per le donne in gravidanza:
• Tecniche di rilassamento mente-corpo, come la respirazione consapevole e la meditazione guidata, che aiutano a regolare il sistema nervoso autonomo e riducono l’attivazione dello stress.
• Movimento consapevole, come lo yoga prenatale o esercizi dolci, utili per favorire equilibrio fisico ed emotivo.
• Supporti naturali per il tono dell’umore, tra cui micronutrienti e fitoterapici sicuri in gravidanza, sempre da valutare sotto controllo medico.
• Percorsi di supporto relazionale e ascolto empatico, promuovere il dialogo, il sostegno psicologico e la connessione sociale è essenziale per affrontare i momenti vulnerabili della gravidanza. Anche il semplice atto di sentirsi viste, accolte e comprese può fare la differenza.
Una visione sistemica e inclusiva
Come sottolineato dalla stessa Irene Tung, la ricerca futura dovrà allargare lo sguardo oltre i campioni clinici standard. È essenziale includere contesti più eterogenei e vulnerabili – dove lo stress cronico si intreccia con disuguaglianze sociali, economiche e culturali – per costruire politiche di prevenzione più eque e accessibili.
Promuovere il benessere psicologico in gravidanza non è solo una questione individuale, ma una responsabilità collettiva. Sostenere le donne in questo momento di transizione e vulnerabilità è un investimento sulla qualità della vita delle generazioni future.
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